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Ecofiliere, un sistema circolare idoneo per le Zes

Ecofiliere, un sistema circolare idoneo per le Zes

Prosegue il nostro viaggio settimanale lungo i nuovi sentieri dell’economica e dello sviluppo sostenuto da incentivi e strategie strutturate. Lo studio Rizzo, oggi proprio a firma del suo titolare, Fabio Rizzo, in questa terza puntata (leggi 1 e 2) ci parla delle cosiddette ecofiliere.

Per evitare gli errori commessi in passato con le Zone Franche Urbane occorrerebbe favorire gli insediamenti industriali, artigianali e commerciali nelle Zone Economiche Speciali secondo un criterio già sperimentato con successo in Olanda, Danimarca e Cina. Un criterio basato sui principi del trattamento degli scarti produttivi delle imprese insistenti sul territorio secondo i parametri dell’Economia Circolare. Nella ZES ionica gli scarti della raffineria sono principalmente due: il gas e lo zolfo. Il gas diventerebbe materia prima per le fabbriche di produzione di pannelli in cartongesso utilizzabili nel comparto edile e per le centrali termoelettriche. Gli scarti della centrale termoelettrica fornirebbero le imprese del comparto chimico i cui scarti diverrebbero concime per le aziende di allevamento e fanghi di fermentazione per le imprese agricole. Lo zolfo sarebbe utilizzabile come materia prima per le fabbriche produttive di acido solforico; l’acido potrebbe essere impiegato sia nel comparto allevamento che in quello agricolo oppure destinato alla vendita diretta. Nella ZES adriatica gli scarti della centrale termoelettrica sono principalmente: il gesso, i fanghi, le ceneri volatili e il calore di rifiuto. Il gesso diventerebbe materia prima per le fabbriche di produzione di pannelli in cartongesso utilizzabili nel comparto edile. I fanghi diventerebbero materia prima per le industrie delle costruzioni e per il comparto agricolo. Le ceneri volatili diventerebbero materia prima per i cementifici, produttori di materia prima per le industrie delle costruzioni. Il calore di rifiuto diventerebbe, tramite un sistema di teleriscaldamento, una fonte di riscaldamento di abitazioni e uffici. Inoltre, questo potrebbe essere utilizzato per il dragaggio delle vasche ittiche e la depurazione delle acque. Da questo ciclo gli scarti sono fanghi, sabbie, letame, acqua non potabile,destinabili all’industria agricola. Pertanto, per favorire gli insediamenti industriali, artigianali e commerciali nelle Zone Economiche Speciali, sarebbe opportuno tenere presente i modelli di ecofiliere, come quello su descritto, che permettano la creazione di un sistema economico virtuoso in grado di resistere per un periodo minimo di 10 anni, consentendo l’assunzione duratura di una forza lavoro esponenziale e rilevante. Il successo della ZES dipende dalla volontà politica e dalla capacità di mutamento delle abitudini imprenditoriali, dalla frequenza dei contatti «face to face» e dalla redazione di linee regolamentari snelle e prestrutturate, dalla riciclabilità e diversità del rifiuto e dalla grandezza dell’area interessata.

Zes, le agevolazioni attive e quelle in fase di studio

Zes, le agevolazioni attive e quelle in fase di studio

Veri e propri poli di crescita, le Zes (Zone Economiche Speciali) possiamo definirle così. Si tratta, infatti, di aree geografiche che godono di agevolazioni fiscali, misure di sostegno finanziario e semplificazioni amministrative. Quanto basta, o dovrebbe bastare, per attrarre gli investitori e garantire migliori prospettive di sviluppo.

Allo stato attuale le agevolazione previste esclusivamente nelle aree Zes sono due. Credito d’imposta: le imprese nuove o esistenti che entro il 31 dicembre 2020 avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale all’interno di una ZES possono richiedere un credito d’imposta sugli investimenti effettuati nel limite massimo, per ciascun progetto, di 50 milioni di euro. Le imprese che si insediano nelle aree Zes hanno inoltre accesso alle infrastrutture e a procedure amministrative semplificate.

I bandi regionali: a sostegno delle imprese, comprese quelle non insidiate nelle aree Zes, sono ad oggi sono attivi diversi bandi della Regione Puglia che finanziano la nascita di imprese, la realizzazione di nuovi investimenti e/o il sostenimento delle spese di gestione correnti. A seconda delle diverse esigenze si può aver accesso alle seguenti misure: CONTRATTI DI PROGRAMMA, INDUSTRY 4.0, PIA PICCOLE E MEDIE IMPRESE, PIA TURISMO, TITOLO II CAPO III, TITOLO II TURISMO CAPO V, NIDI/TECNONIDI, MICROCREDITO E MICROPRESTITO, RESTO AL SUD E ALTRI BANDI INVITALIA. Ulteriori proposte di agevolazioni per le aree Zes sono al momento in fase di studio.

Tra le tante consideriamo rilevanti: l’esenzione fiscale, l’abbattimento totale o la riduzione dell’IRAP e/o dell’IRES, anche fino a 10 anni, l’esenzione o riduzione di imposte locali gravanti sugli immobili, dei tributi connessi allo smaltimento dei rifiuti, dei servizi indivisibili, e così via; ed ancora, il contributo in conto capitale per la realizzazione degli investimenti iniziali connessi all’insediamento produttivo; le deroghe alle regolamentazioni sui contratti di lavoro; le esenzioni o la riduzione degli oneri sociali sulle retribuzioni, le agevolazioni doganali, gli interventi infrastrutturali sul territorio. Simona Grassi

Zona Economica Speciale Ionica, opportunità da conoscere e mettere a frutto

Zona Economica Speciale Ionica, opportunità da conoscere e mettere a frutto

Immaginare come la Zes Ionica possa rappresentare una vera opportunità di sviluppo, soprattutto per un territorio disagiato come quello tarantino, è non è impresa facile. La prima domanda da porsi è ”cosa c’è di diverso dalla Zona Franca di alcuni anni fa?”. Probabilmente tutto e niente. Certo, l’esperienza della Zona Franca ha insegnato come ai fini di uno sviluppo significativo non sia sufficiente prevedere le semplici agevolazioni economiche o le classifiche esenzioni di imposta. Risulta indispensabile, invece, la creazione di una rete tra gli enti territoriali e gli imprenditori privati che intrecci anche piccoli artigiani e operatori economici. Dunque, non solo grandi aziende. Da una prima analisi, le agevolazioni previste possono ricordare quelle vigenti per la Zona Franca, vero. Ma è il contesto ad essere mutato: da alcuni anni, a Taranto, si intravedono timidi segnali di cambiamento. Una sorta di vivacità imprenditoriale, definiamola così, che occorre alimentare. La sguardo di chi ha voglia di investire deve però ruotare a 360 gradi. Si pensi, ad esempio, agli investimenti infrastrutturali che negli ultimi anni hanno consentito la realizzazione di una nuova piastra logistica nel porto – ormai riconosciuto scalo di terza generazione, già strategico per i traffici nazionali ed internazionali – per comprendere come l’insediamento all’interno dell’area portuale ricadente nella Zes possa rappresentare per un’azienda la strada ideale per l’ampliamento e per lo sviluppo di nuove attività, beneficiando di notevoli agevolazioni. Se da un lato le grandi aziende – oltre ad una serie di facilitazioni amministrative – possono così usufruire di un credito di imposta sui nuovi investimenti ( sul punto leggi qui www.studiorizzo.biz) e di ulteriori agevolazioni tipiche della Zes, dall’altro lato il flusso di potenziali clienti generato dai grandi investimenti va ad alimentare una serie di piccole attività artigianali, commerciali e turistiche situate soprattutto nel centro storico, intessendo la rete di collaborazione tra operatori economici e le auspicabili forme di partenariato tra pubblico e privato. Riepilogando, le opportunità offerte dalla ZES, sebbene coinvolgano principalmente le grandi aziende industriali, diventano assi di collegamento tra chiunque abbia idee imprenditoriali per le quali la Regione Puglia mette a disposizione ulteriori finanziamenti (anche a fondo perduto). Un’opportunità da conoscere, analizzare e mettere a frutto. (Francesca Barbi)

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